Mercoledì 5 marzo il club è stato travolto da una mostra super contemporanea e allo stesso tempo storicizzata. Presso la Fabbrica del Vapore, infatti, è in corso l’esposizione museale intitolata “Vision in Motions” nella quale le opere protagoniste fanno parte di due movimenti distinti: il graffitismo americano e il futurismo italiano.
Il giovane curatore della mostra Edoardo Falcioni con il supporto del nostro presidente ha dimostrato come questo parallelismo storico artistico possa dialogare: opere di graffitisti come Crash, Ronnie Cutrone, Kenny Scharf, Lady Pink, Keith Haring, per citarne alcuni, trovano riscontro cromatico e non solo con opere di Giacomo Balla, Fortunato Depero, Gerardo Dottori, Gino Severini.
Interessante è il contesto storico della genesi di tali movimenti: il futurismo all’inizio del Novecento basa il suo credo sullo sviluppo economico e urbano di città come Milano, basti prendere ad esempio la celebre opera di Umberto Boccioni “La città che sale” del 1911.
La graffit art prende coscienza nella New York degli anni ’80, la magica metropoli in cui tutto può accadere e si può realizzare, dalla musica al cinema, dalla moda alla ricchezza: è il momento di Wall Street e di conseguenza i graffitisti denunciano la stessa società che li ha generati e realizzati utilizzando come medium non la classica tela ma i vagoni delle metropolitane e le mura della città, escludendo il dialogo con Gallerie d’arte e curatori per non parlare del mercato dell’arte visto da loro come il male assoluto.
E nel 2025 cosa è cambiato? Forse tanto o forse nulla, abbiamo un autore denominato Banksy che realizza murales e allo stesso tempo crea opere su carta e su tela che vengono vendute con il suo benestare a cifre spropositate dalle più importanti case d’asta al mondo….






