“Attraverso la mia arte ho cercato di spiegare a me stesso la vita e il suo significato, ma anche di aiutare gli altri a comprendere la propria.”
Il 21 novembre, grazie alla preziosa organizzazione del nostro Presidente Matteo Bellenghi, abbiamo visitato a Palazzo Reale una delle mostre più attese dell’anno: “MUNCH. Il grido interiore“. Questa esposizione, allestita in occasione dell’80° anniversario della morte dell’artista norvegese, ha offerto ai visitatori un’immersione profonda nell’universo emotivo e artistico di Edvard Munch.
La mostra, curata da Patricia G. Berman, una delle massime esperte mondiali di Munch, ha presentato oltre 100 opere provenienti dal Museo MUNCH di Oslo. Tra i capolavori esposti, abbiamo potuto ammirare alcune delle opere più iconiche dell’artista, tra cui una delle versioni litografiche custodite a Oslo de “L’Urlo” (1895), ma anche “La morte di Marat” (1907), “Notte stellata” (1922-1924), “Le ragazze sul ponte” (1927), “Malinconia” (1900-1901) e “Danza sulla spiaggia” (1904).
Edvard Munch è noto per la sua capacità di esprimere le più profonde inquietudini dell’animo umano attraverso l’arte. La sua vita, segnata da tragedie personali come la perdita prematura della madre e della sorella, la morte del padre e la tormentata relazione con Tulla Larsen, ha influenzato profondamente la sua produzione artistica. Le sue opere, caratterizzate da volti senza sguardo e paesaggi stralunati, utilizzano il colore in modo potente per comunicare un malessere esistenziale universale.
La mostra “MUNCH. Il grido interiore” a Palazzo Reale è stata un’occasione unica per riscoprire uno degli artisti più iconici del Novecento.