La storia del Rotary è costellata di episodi memorabili, di accadimenti straodinari e di incontri storici.
Nella storia dei club italiani, uno di questi è sicuramente la visita dei rotariani del neonato club di Brescia al sommo vate Gabriele D’Annunzio. In essa è possibile cogliere una serie di inconsuete (per quanto azzeccate a nostro avviso) definizioni che il poeta aveva deciso di regalare a tutti i rotariani, a dispetto di quello che negli anni a venire sarebbe diventato un rapporto difficile e controverso con il regime fascista.
Riportano infatti le cronache che:
Il 2 aprile del 1927, dopo la solenne cerimonia (di apertura del club, ndr) a Brescia, un lungo corteo di macchine si recò a Gardone Riviera e salì al Vittoriale, dove fu accolto con cordiale affabilità da Gabriele D’Annunzio.
Il poeta definì il Rotary “sodalizio della volontà” e propose vari motti, tra cui “sicut rotarum dentes dantes et accipientes”; motto che (come ebbe a dire l’Ing. Soncini nel sessantesimo del Club) “non poteva esprimere meglio il concetto di amicizia fraterna e di reciproca comprensione simboleggiata dai denti che si insinuano scorrevolmente, provocando il moto alla ruota della nostra attività”.
L’incontro di D’Annunzio con i “rotatori” o “rotaranti”, come si compiacque di chiamarli (una definizione ricca di dinamismo, ben diversa dallo sprezzante “rotarmi” usato in seguito dai fascisti) si concluse con lo sparo di 7 colpi dal piccolo cannone del Vittoriale.
(dalla Rivista del Rotary – Marzo 2010)