Cari Amici, care Amiche,
fugit irreparabile tempus … mentre siamo (piacevolmente) distratti dalle festività, il 2024 è già terminato, in verità senza lasciare grandi rimpianti, e siamo entrati nel 2025, anno in cui tra l’altro ricorderemo i 120 anni del Rotary e i 100 anni del Distretto italiano, primo e più antico in Europa ed antenato di tutti gli attuali Distretti d’Italia.
Gennaio, come ben sappiamo, è il mese dedicato all’Azione Professionale, e non a caso per questa azione è stato scelto il primo mese dell’anno, quello a cui fanno seguito tutti gli altri. E questo è giusto, perché dalla professionalità e dall’impegno alla ricerca dell’eccellenza che essa implica, deriva la nostra rotarianità, che non può consistere solo in una generica quanto inconsistente buona volontà o disposizione d’animo verso il prossimo, ma richiede qualcosa o forse molto di più.
Essere rotariani significa, ancora e nonostante tutto, essere persone che hanno una professionalità e delle competenze (certo, non necessariamente legate a un corso di studi universitario e anzi spesso e volentieri frutto del lavoro e dell’impegno personale) di livello elevato, ben superiore alla media.
Torno con l’occasione, sia pure incidentalmente, sulla vexata quaestio della classifica, un tempo cardine dell’ammissione e della continuità di appartenenza al Rotary, oggi apparentemente superata dal fatto che da anni nei Club e tra i soci si fa sempre più largo la convinzione condivisa che il nostro sodalizio ha tra i propri scopi anche quello, come indica lo Statuto del Rotary International, di “Informare ai principi della più alta rettitudine l’attività imprenditoriale e professionale, riconoscere la dignità di ogni occupazione utile e fare sì che venga esercitata nella maniera più nobile quale mezzo per servire la collettività” e ancora, di “Orientare l’attività privata, professionale e pubblica, di ogni Rotariano secondo l’ideale del servire”.
Dunque, i nostri sacri testi ci indicano che l’attività professionale va esercitata secondo i principi della più alta rettitudine, e orientata secondo l’ideale del servire, ma il servire rettamente inteso come servire rotariano, non come assistenzialismo o beneficenza o generico attivismo umanitario sganciato dalla professionalità del nostro intervento, attività queste che non sono l’obiettivo del Rotary e in cui, peraltro, soggetti che le praticano spesso da secoli sono molto più attrattivi di noi, per chi vuole estrinsecare il proprio impegno in questi ambiti.
Incidentalmente, come accennato sopra, ricordo che certamente sono da ritenere superate le classifiche intese come gabbie rigide entro cui incasellare le attività delle persone, ma che il concetto (comunque lo si voglia denominare, non è un problema di etichette ma di contenuti) secondo cui il rotariano deve necessariamente essere una persona attiva e impegnata, professionale e competente in quello che fa, resta e resterà sempre come connotato essenziale e non rinunciabile o negoziabile al ribasso, dell’appartenenza rotariana.
In sintesi, il Rotary nel secondo secolo della sua vita riconosce l’importanza di ogni attività in cui, tuttavia, devono essere sempre presenti la professionalità e competenza, e la qualità delle ammissioni nei nostri Club deve rispecchiare questa tensione all’eccellenza professionale, pena la decadenza e il rischio di trasformarsi in qualcos’altro che, come ho evidenziato, ci vedrebbe inesorabilmente spaesati e perdenti rispetto a chi ne fa la sua ragione sociale.
Tante volte ho insistito su questo concetto nel corso delle visite, ormai quasi concluse (salvo imprevisti le terminerò a fine gennaio), e mi conforta poterVi assicurare che in tante occasioni ho apprezzato l’Azione Professionale di Club impegnati nel mentoring a giovani, nell’organizzazione di attività formative a vario livello, nella discussione sulle diverse professionalità all’interno dei Club, nella promozione della consapevolezza rotariana di chi svolge determinate importanti professioni (penso anche all’incontro distrettuale dei medici rotariani tenuto il 29 ottobre 2024), e nell’illustrazione, anche all’esterno del nostro sodalizio, dei valori alla base del Rotary; tante attività che, in sintesi testimoniano che uno non vale uno, e che la professionalità e la preparazione sono fondamentali per fare bene il proprio lavoro e per fare bene Rotary.
Ricordo a tal proposito con piacere la nuova edizione del Premio Professionalità, di cui verrà a breve pubblicato il prossimo bando, nel segno della continuità di valori e di impegno con le edizioni degli scorsi anni, e anche di qualche futura innovazione di cui avremo occasione di riparlare.
Sviluppare e diffondere, anche e soprattutto presso i giovani, la professionalità e la competenza rappresentano dunque la Nuova frontiera del nostro Rotary milanese nel mese di gennaio, per continuare a realizzare
LA MAGIA DEL ROTARY
Un caro saluto a tutti e tutte Voi ed a coloro che Vi sono cari, che sia anche di auspicio per la miglior ripartenza delle nostre attività nei prossimi mesi.