Gennaio, il mese dell’Azione Professionale, è il momento dell’anno deputato a sensibilizzare i rotariani sull’importanza di questa via d’azione che caratterizza l’operato del Rotary rispetto ad altre organizzazioni di volontariato. È mettendo a disposizione le proprie competenze ed operando nella professione seguendo i più elevati standard etici che il nostro agire quotidiano può realmente fare la differenza per risolvere le grandi questioni che oggi sono sul tavolo a livello globale.
Tra le tante, il cambiamento climatico chiede più di altre di interrompere un trend che rischia di divenire inarrestabile in assenza di azioni correttive intraprese in un tempo ragionevolmente breve.
L’urgenza di tale cambiamento è chiaramente emersa dalle relazioni che si sono susseguite nella mattinata di sabato 18 gennaio in occasione del forum organizzato dal Distretto 2041 nella splendida cornice della Sala Alessi di Palazzo Marino a Milano. Nonostante questo, il titolo del convegno “Le Sfide dell’Innovazione” lasciava già presagire uno spiraglio di ottimismo legato proprio al ruolo che oggi le tecnologie rivestono nel poter fornire una valida e tempestiva soluzione al fenomeno del climate change.
Gli interventi moderati dal dott. Salvatore Carrubba (presidente del Collegio delle Università Milanesi) hanno affrontato il tema dell’innovazione e dei cambiamenti climatici da più punti di vista.
Il prof. Pippo Ranci Ortigosa (presidente dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas 1996-2003) ha fornito un primo inquadramento della problematica del climate change delineandone gli effetti ma anche le possibili soluzioni da ricercare nell’innovazione tecnologica ma anche e soprattutto nell’innovazione sociale. Tra queste la riprogettazione delle reti elettriche e del gas (che dovranno assecondare le peculiarità della produzione di energia da fonti rinnovabili), l’azzeramento delle emissione nette di CO2 (che dipende fortemente dall’efficienza e dall’utilizzo di fonti rinnovabili ma anche da misure come la riduzione della deforestazione e la piantumazione di alberi che catturano la il biossido di carbonio nel terreno) e un orientamento consapevole del progresso tecnologico che ha conosciuto uno sviluppo senza precedenti ma che fino ad oggi è stato utilizzato in modo ambivalente per risolvere le questioni del cambiamento climatico.
Riccardo Bonadeo (commodoro dello Yacht Club Costa Smeralda) ha sensibilizzato la platea sul tema dell’inquinamento degli oceani, una risorsa naturale che genera il 50% dell’ossigeno che respiriamo e che, se considerata come un’unica nazione, rappresenterebbe la settima economia a livello globale. Come nel caso dell’inquinamento del suolo, l’esigenza di una ocean literacy è necessaria per acquisire consapevolezza sul tema e indirizzare azioni coerenti ed efficaci, ed è proprio a questo scopo che è stata costituita la fondazione One Ocean (qui rappresentata da Bonadeo) che si occupa di progetti dedicati allo sviluppo sostenibile delle risorse marine e della diffusione di un codice etico (denominato Charta Smeralda) necessario per condividere i principi e le azioni a tutela dei mari.
Il dott. Roberto Razeto del RC Milano Giardini (consulente per la comunicazione strategica sui cambiamenti climatici per la Banca Mondiale) ha affrontato il tema del cambiamento climatico dal punto di vista della comunicazione e dei mass media, mostrando interessanti evidenze di questo fenomeno attraverso foto, video e grafici che confermano quanto il fenomeno del climate change sia legato ad una tendenza sempre più globale degli individui a viaggiare, consumare ed intrattenersi complice un benessere (al di là delle percezioni di ciascuno di noi) sempre più diffuso. Razeto ha poi elencato i bias cognitivi (rifiuto del problema, identità locali, distanza psicologica, etc.) che costituiscono una barriera alla comunicazione di un fenomeno così complesso che rappresenta la prima vera causa da sostenere e di cui discutere a livello globale.
In tutt’altra direzione si è avventurato l’intervento del prof. Andrea Pietrabissa (ordinario di chirurgia generale all’Università di Pavia) che ha appassionato i presenti sul tema della robotica applicata alla chirurgia. Oltre il progresso tecnologico che ha già portato e porterà questa scienza a completare nuove sfide (come ad esempio l’espletamento di routine chirurgiche di altissima precisione, gli interventi a distanza intercontinentale o la chirurgia non invasiva) Pietrabissa ha fatto notare come oggi la vera sfida consista nell’assicurare alla maggior parte della popolazione interventi chirurgici e di anestesia sicuri e a prezzi accessibili per salvare vite, prevenire la disabilità e promuovere lo sviluppo economico. In questo l’innovazione può fare molto, anche se la vera barriera da abbattere è quella dell’indifferenza.
Infine (ma certo non per ordine di importanza) i Rotary Club del Distretto hanno raccontato la loro esperienza con progetti legati alla tutela dell’ambiente ed alla promozione dello sviluppo sostenibile. In particolare l’ing. Agostino Chisari del RC Milano San Siro ha illustrato il progetto “Scuole Plastic Free” già alla sua seconda edizione e che ha visto il coinvolgimento di 5 club Rotary del distretto e di un club Rotaract. L’architetto Roberto Franzosi del RC Milano Cordusio ha invece raccontato con grande enfasi ed entusiasmo l’operato dell’Associazione Architetti Rotariani per Milano Città Metropolitana, soffermandosi in particolari sui progetti “Place Making” e “Ritrovo la mia piazza” sviluppati da giovani architetti rotariani per il recupero e la valorizzazioni di aree urbane.
Nonostante le differenti prospettive e necessità, come sottolineato sia da Angela Giebelmann (responsabile distrettuale dell’azione professionale) che da Carrubba, per poter giungere ad una soluzione del problema è comunque necessario il coinvolgimento dell’opinione pubblica e dei mass media. Questi ultimi in particolare sarebbero chiamati a sfatare i falsi miti e le fake news che purtroppo proliferano soprattutto in Internet e a non lasciare che i processi di innovazione (per loro natura complessi e dolorosi) non vengano abbandonati a se stessi in attesa di un pronunciamento e di un’azione politica a livello globale. Formare ed informare diventa in questo senso una necessità imprescindibile che questo convegno ha provato (ottimamente a mio avviso) a soddisfare.
Prima del suono della campana non sono mancati i riconoscimenti distrettuali all’architetto Roberto Franzosi (per il coordinamento dell’azione degli architetti rotariani) e ad Angela Giebelmann (per l’operato svolto in seno al distretto e per l’organizzazione di questo convegno) entrambi insigniti con una PHF.