Nell’ambito dei 17 obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite (come sottolineato dal nostro presidente nel discorso introduttivo della serata) i sistemi sanitari nazionali (SSN) contribuiscono al raggiungimento del terzo goal legato alla garanzia di una vita sana e alla promozione del benessere per tutti.
La sostenibilità dei sistemi sanitari (ossia la possibilità che, in ultima istanza, le attività legate a questi ultimi possano continuare indefinitamente in futuro) rappresenta dunque un tema di sicuro interesse. Un tema che, questa sera, il nostro club ha avuto l’opportunità di affrontare, nell’ambito del suo ciclo d’incontri mensile sulla sostenibilità, con il contributo professionale e qualificato del Dr. Giuseppe Catanoso (direttore sanitario dell’ATS Insubria). Questa conviviale è stata anche l’occasione per salutare il graditissimo e atteso rientro del nostro socio onorario Augusto Ferrero.
Il Dr. Catanoso, avvalendosi del contributo di autorevoli studi sull’argomento, ha dapprima analizzato gli elementi alla base della sostenibilità di un sistema sanitario nazionale, per poi entrare nello specifico della situazione del sistema sanitario italiano, cogliendone i limiti attuali e proponendo alcune azioni da intraprendere nell’immediato per porvi rimedio.
Alla base di un sistema sanitario sostenibile vi sono delle condizioni di contesto legate a fattori economici, demografici, di rischio ed alle patologie prevalenti, che condizionano la spesa sanitaria, determinandone l’ammontare e l’allocazione della stessa in capo a enti pubblici e privati.
Pur trovandoci di fronte ad un sistema sanitario giudicato tra i migliori a livello mondiale (e a fronte di una spesa pro-capite relativamente contenuta), il sistema sanitario italiano soffre sistematicamente di problematiche che, nel lungo periodo, ne mettono a rischio la sostenibilità. Il superamento della soglia psicologica del 9% nel rapporto tra spesa sanitaria e PIL rappresenta, in questo senso, un indicatore da monitorare con particolare attenzione (oggi siamo intorno al 7%).
Indici come le attese ambulatoriali, i tempi per le visite, il numero di posti letto, di medici e di infermieri e dell’età media del personale sanitario, a fronte di un calo demografico e dell’attuale contesto economico recessivo, richiedono un ripensamento sostanziale delle modalità con cui oggi i pazienti vengono presi in carico, curati e seguiti nella loro fase di riabilitazione e delle strutture coinvolte in questo processo.
A tali problematiche si aggiunge la sperequazione, in termini di performance e di spesa, del sistema sanitario all’interno delle regioni: un fenomeno che, negli anni, ha portato ad una vera e propria migrazione di personale e pazienti verso il Nord Italia, dove la presenza di maggiori risorse economiche permette alle strutture convenzionate e ai privati di integrare i propri profitti attraverso la collaborazione con le assicurazioni e i fondi sanitari e l’erogazione di prestazioni in regime privatistico a costi maggiori.
In una situazione del genere, il nostro sistema sarà in grado di sopravvivere solo se riuscirà a veicolare correttamente i finanziamenti previsti dalle normative nazionali ed europee, puntando ad una maggiore digitalizzazione, ad una valorizzazione dei presidi locali e ad una retribuzione più equa del personale.
La serata si è conclusa oltre l’orario previsto, grazie alle numerose domande dei soci che hanno seguito l’intervento e che hanno felicemente costretto il presidente Chirico a rimandare il rintocco della campana.