In ogni epoca, l’artista è stato colui che è riuscito a coniugare capacità tecniche e idee. Il frutto del suo lavoro sono le sue opere d’arte. In esse confluiscono le doti tecniche, le esperienze, il pensiero del loro autore, così come gli influssi esterni. Le opere d’arte si caratterizzano per gli elementi formali, ma incorporano anche elementi biografici, storici, religiosi, politici, filosofici, letterari, sociali, ecc.
Quindi, per capire a fondo l’opera d’arte è necessaria la competenza di un esperto che sappia riconoscere e interpretare questi elementi. Sono gli storici dell’arte, gli specialisti in beni culturali, gli insegnanti.
Quando si visita un museo o una mostra d’arte, l’ideale sarebbe avere sempre con se un esperto. Purtroppo, ciò accade di rado. Di qui la domanda: in assenza dell’esperto, il cosiddetto “inesperto” ha la possibilità di guardare i capolavori dell’arte e comprenderli almeno in parte? In altre parole, esiste un metodo per guardare un capolavoro e riconoscerne la intrinseca bellezza senza far ricorso a nozioni culturali e iconografiche, ma basandosi unicamente sugli elementi formali?
Un metodo, in teoria, ci sarebbe e consiste in un processo a tappe, che richiede tempo e concentrazione. Guardare e individuare le parti che colpiscono maggiormente. Scoprirne i dettagli e la struttura intrinseca. Mettere in relazione le varie parti e tentare di ricomporre l’impianto complessivo dell’opera.
Il tema della conviviale è stato, per l’appunto, il tentativo di applicare questo metodo alla lettura di alcuni grandi capolavori. Abbiamo esaminato lo “Sposalizio della Vergine” di Raffaello alla Pinacoteca di Brera di Milano, “Amor sacro e Amor profano” di Tiziano alla Galleria Borghese di Roma, il “Sacrificio di Isacco” di Caravaggio alla Galleria degli Uffizi di Firenze.
In chiusura, lo stesso metodo, in forma snellita, è stato applicato al genere piuttosto ostico del “ritratto”, attraverso una veloce rassegna di capolavori dal Rinascimento al Barocco.
(Carlo Perini)