Questo articolo è stato scritto in collaborazione con il progetto “Libri in Libertà“. “Libri in Libertà”, promosso dal Rotary Club Milano Fiera, parte dall’idea che la diffusione della Cultura della Pace nasca prima di tutto dalla diffusione della cultura nel suo senso più ampio. I LIBRI IN LIBERTÀ si possono riconoscere da una speciale etichetta che li contraddistingue. Chi trova un libro in libertà può condividere il suo ritrovamento su questa pagina e anche il luogo in cui, dopo averlo letto, lo libererà. Aiutaci anche tu a diffondere la cultura della pace diffondendo prima di tutto la cultura. |
Questo Paese non si salverà, la stagione dei diritti e delle libertà si rivelerà effimera, se in Italia non nascerà un nuovo senso del dovere.
Aldo Moro
Da questa frase Ferruccio De Bortoli prende lo spunto per la lunga e seminale riflessione contenuta in questo libro che in una parola si può definire come un testo “contemporaneo”. Contemporaneo sotto molti punti di vista:
Contemporaneo perché figlio del suo tempo e perché proprio l’attuale presente ne costituisce l’oggetto di analisi e discussione . L’epoca delle passioni tristi come giustamente è stata definita da Antonio Calabrò (citato più volte in questo libro) rappresenta in questo discorso una sorta di tappa intermedia, un punto di congiunzione tra passato e futuro, uno snodo epocale che merita di essere analizzato tridimensionalmente.
Contemporaneo quindi anche perché le tre dimensioni temporali (passato, presente e futuro) sono affrontate diacronicamente, contemporaneamente, in uno sviluppo che lega le connotazioni del presente alle scelte fatte in passato e che immagina il futuro come un periodo ipotetico non necessariamente negativo.
C’è dunque dell’ottimismo in questo libro di de Bortoli, non fosse altro che per l’omissione di quel doveroso punto interrogativo all’interno del titolo. La disamina del giornalista e direttore del Corriere della Sera è allo stesso tempo cinica e civica: asettica nello sciorinare date, numeri e leggi e nell’indagare quei fenomeni politici e sociali che hanno portato alle derive attuali ma al tempo stesso filantropica nel riuscire a trovare in questo guazzabuglio degli elementi di speranza sui cui è necessario investire da subito per giungere a quella “riscossa civica” menzionata in copertina.
“Ci salveremo” è un libro che parla di populismo, di sovranismo, di perdita dei valori umani e civili. Ma è anche (e soprattutto, ci piace dirlo) un libro che parla di giovani, di donne, di terzo settore, di memoria, di aspetti delicati, spesso abbandonati ad un’inconsapevole indifferenza e che per questo meritano un’attenzione ed una riflessione approfondita.
E forse è proprio grazie alla consapevolezza, alla cura e all’attenzione che si può far fronte all’indifferenza, oggi come allora uno dei principali fattori che impedisce alle energie positive del nostro paese di sprigionarsi innescando una spirale virtuosa di progresso e benessere.
Leggere “Ci salveremo” ci aiuta ad acquisire un po’ di questa consapevolezza e a trasformare quello che apparentemente potrebbe sembrare un periodo interrogativo in un’affermazione chiara e sicura. Il resto della storia è un capitolo che ognuno di noi ha l’onore e il dovere di scrivere.